Investiamo poco in Ricerca & Sviluppo, ma il territorio esprime eccellenze in grado di far primeggiare il nostro Paese in Europa e nel mondo. Grazie al talento e al “genius loci” che non hanno uguali sul pianeta.
Di Alessandro Paciello.
Ma, a un’analisi più approfondita, alcune ragioni le possiamo trovare. Per esempio, un tessuto produttivo molto popolato da imprese piccolo-medie con forti legami con il territorio di appartenenza. Un “genius loci” che queste imprese anima, rendendole vive e competitive a livello internazionale e che difficilmente potrebbe rientrare nelle canoniche rilevazioni sugli investimenti in R&D, come avviene per le grandi aziende multinazionali che hanno a conto economico gli importi di questi investimenti. Non dimentichiamo poi la nostra innata capacità di fare design, di rendere bello e funzionale anche ciò che altri si limitano a produrre “funzionante”, ma senza anima, come spesso mi capita di vedere e sperimentare. Sì, perché sovente i prodotti parlano. E raccontano delle capacità di chi li ha studiati, di chi li ha progettati, del territorio che li ha partoriti, dei racconti delle genti che vivono sotto quei campanili. E narrano anche degli intrecci fra imprese e delle reti virtuose che rendono vincenti a livello mondiale produzioni che magari nascono in qualche cantina.
E per quanto concerne il settore agroalimentare, anche se la Ricerca e Sviluppo, in senso puramente tecnico, sembra meno importante, rimane che pure in questo caso la capacità di trasformare tradizioni, cultura e saperi in prodotti vendibili su larga scala, magari a livello internazionale, è tipica dei nostri connazionali, da secoli e secoli a questa parte. Questa abilità di tenere aggiornata la filiera per garantire la qualità è fondamentale per mantenersi ai vertici mondiali e fare del prodotto alimentare (e non) “Made in Italy” la garanzia del meglio che si possa trovare.
Non credo quindi ai maghi del “pensiero globale”. Hanno la vista corta nonostante la loro affermazione di globalità. Di fatto, non conoscono il mondo che dicono di presidiare. Sono fondamentalmente ignoranti in storia e non conoscono la geografia dei nostri territori né le loro peculiarità e perciò parlano genericamente, magari dalla postazione di un terminale attraverso la manipolatoria “Rete”. Non perdiamo invece di vista le origini di quanto facciamo e costruiamo un racconto tramite quel prodotto o quella produzione. E’ l’obiettivo che per esempio ci siamo posti quando abbiamo dato origine a “Il Quinto Ampliamento”, un movimento di pensiero, sotto forma di Associazione, che pone al centro della propria azione la crescita della persona e uno sviluppo aziendale, economico e sociale sostenibile. Non è facile, perché richiede studio e amore per le proprie radici.
Ma il presente e il futuro stanno nel “pensiero locale”, perché solo questo porterà il nostro Paese verso un’azione e un successo “globale” e, soprattutto, con effetti solidi e di lungo periodo!