Ci sono cene che raccontano una storia. Ce ne sono altre che di storie ne raccontano tante, solo apparentemente diverse tra loro, ma unite da un unico comun denominatore: essere protagoniste attive dell’Italia che vuole fare l’Italia.
Ma come in tutti i racconti delle cene che si rispettano bisogna partire dai cuochi. Perché “i cuochi” in questo caso sono due. L’evento a cui sono stato invitato è una cena a quattro mani decisamente particolare ed insolita. Lo chef, quello vero, è Claudio Sadler, stella Michelin nel centro di Milano, uno sguardo appassionato, competente e creativo capace di reinventare ogni volta le tradizioni della cucina italiana con uno stile personale ed innovativo. Lui è sapienza, materia, accoglienza e sorriso. E ovviamente siamo nel suo ristorante, un rifugio del buon gusto sui Navigli. Poi c’è l’altro cuoco, l’intruso in cucina, la sorpresa, Ermete Realacci,presidente di Symbola, la Fondazione che da quindici anni racconta, certifica e analizza la qualità prodotta dal nostro paese. Non proprio un cuoco, ma un aiutante volenteroso, un suggeritore, un testimone. Lui ci mette le idee, il confronto, suggerisce il dibattito ed è soprattutto grazie a lui se siamo tutti seduti intorno allo stesso tavolo.
Poi naturalmente c’è il menù. E bisogna raccontarlo. Arrivano il provolone felicemente sposato con il limone e il peperoncino, un delicato purè di favette con il cavolo nero e delle fantastiche olive arrosto, le orecchiette di grano arso con i ceci, le cozze e il guanciale a suggerire che in questa cucina le tradizioni si mescolano tra di loro con reciproco e meritato rispetto. Quindi degli insoliti spaghetti al sughetto di testa di cernia con il peperoncino che all’inizio sembra tanto e poi capisci che è esattamente quello che ci deve essere. Il secondo piatto è la cernia, la stessa che aveva prestato la testa al sughetto, servita arrosto in crosta di pane con le puntarelle. Un’esperienza indimenticabile. Il dolce è un sorbetto di cioccolato amaro immerso in una zuppetta di fichi d’india. Sublime.
Ma soprattutto ci sono i commensali, le loro parole, le loro storie. Sparsi nei tavoli ho riconosciuto; Giorgio Santambrogio ceo di Vegé, uno degli sponsor della serata insieme a Miriam Lee Masciarelli (vengono dalle sue cantine del bellissimo castello di Semivicoli negli Abruzzi tutti i vini che abbiamo degustato durante la cena); Fabrizio Alessandro Goggi responsabile relazioni esterne di Ratti, azienda di Como produttrice di seta all’insegna del più rigoroso dei made in italy; Michele e Mario Ambrogi, rispettivamente presidente e general manager di LC3 Trasporti, un colosso che unisce la logistica alla sostenibilità rovesciando il luogo comune che vede il trasporto su gomma sempre nemico dell’ambiente; Mirta Barbeschi, fondatrice della Biblioteca Bilancio Sociale che la sostenibilità la va a cercare con competenza e caparbietà nei bilanci delle grandi imprese; Franco Beretta Gussalli, presidente di Beretta, un capolavoro del nostro made in Italy; Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus, il consorzio che ha creato una filiera di valore grazie ai pneumatici fuori uso; Fernardo Ferrari, direttore dell’Università Cattolica, un caposaldo della cultura e della ricerca italiana.
Symbola, oltre al suo presidente cuoco non per caso, era presente con il segretario generale, Fabio Renzi, il direttore, Domenico Sturabotti e l’infaticabile e preziosa Mariangela Cassano, responsabile eventi della Fondazione (c’era anche lo scrivente che fa parte del suo comitato scientifico così come Sabina Ratti). A fare gli onori di casa Aida Partners che ha organizzato la serata, agenzia tra le più autorevoli del paese, specializzata nella comunicazione e valorizzazione della sostenibilità, con Alessandro Paciello, il presidente, la sorella Gianna, vicepresidente, Marco Delle Donne, amministratore delegato, le instancabili e indispensabili Monica Cipparrone e Sara Della Noce.
Presenti anche Antonella Flores e Leopoldo Freyrie della Freyrie Flores, Nada Forbici, presidente dell’associazione Florovivaisti Bresciani, Giacomo Giacopelli di Ernst & Young, Dino Girardi del pastificio Pasta&Company, Fabio Gritti presidente e ceo di Grifal, azienda specializzata in imballaggi di design (hanno inventato Cartù). Riconosco Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco (hanno creato una importante economia virtuosa con il riciclo della carta e del cartone), Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm, Nando Pagnoncelli, ceo di Ipsos. E’ stato davvero interessante conoscere la giovane autorevolezza di Fabio Papa dell’ Università di Macerata, la creatività dell’architetto di Gianluca Peluffo della Peluffo&Partners (i suoi progetti vengono presentati ai clienti con dei modellini in ceramica fatti a mano e vi assicuro che guardarli è davvero stupefacente), la concretezza di Alberto Piantoni, presidente delle 1000 Miglia evento a cui ha saputo dare nuovi mercati da sviluppare, la fiducia nella terra di Riccardo Vanelli e Luigi Radaelli, amministratore delegato e head of strategy business sustainability EAME di Syngenta, azienda che mette innovazioni e prodotti al servizio di una agricoltura moderna, la visione imprenditoriale di Maurilio Vian manager del Molino Bertolo produttore di farine di straordinaria qualità e soprattutto il coraggio di Vincenzo Linarello che con la Cooperatica Goelle ha saputo trasformare la lotta all”ndrangheta in una grande occasione di riscatto sociale, economico e culturale per la sua terra, la Locride.
Parole, storie, incontri, progetti, idee, testimonianze, confronti. Un bel pezzo dell’Italia che vuole continuare a fare l’Italia malgrado tutto era riunita a Milano ieri sera. E devo dire che ha mangiato decisamente bene.
Da un articolo di Paolo Marcesini su Memo, “Una cena insieme all’Italia che vuole fare l’Italia”