Le cattive notizie salveranno il Bilancio di Sostenibilità

Le cattive notizie salveranno il Bilancio di Sostenibilità

La riflessione di Riccardo Taverna, Direttore Economia Civile & Sostenibilità di Aida Partners.

Classificare gli stakeholder sulla base di “impressioni” personali. L’analisi di materialità realizzata a tavolino. Non spiegare il motivo per cui gli obiettivi non sono stati raggiunti. Richiedere ai consulenti di realizzare il bilancio senza “disturbare” l’azienda. Stendere un sottile velo di omertà per “coprire” le inefficienze o gli inciampi dell’azienda. Addomesticare i dati che secondo l’azienda possono danneggiarne l’immagine.

 

No, queste non sono le linee guida per realizzare un innovativo Bilancio di Sostenibilità. Sono, invece, i sintomi di un malcostume che si sta diffondendo tra le imprese: produrre una vera e propria brochure camuffata da bilancio che racconti quanto in azienda tutto sia bello e sostenibile. Il Bilancio di Sostenibilità, che dovrebbe essere un documento che rendiconta agli stakeholder, partendo da ciò che è per loro rilevante, gli aspetti positivi e le aree di miglioramento dell’impresa oltre ai suoi impatti economici, sociali e ambientali sta diventando un documento autoreferenziale e poco credibile.

 

Essere autoreferenziale significa narrare (solo) quello che funziona, sacrificando il dialogo con gli stakeholder che diventa inutile. Significa raccontare il bello che è più semplice, anzi, conviene anche in termini di processo di redazione del documento. Significa non eseguire una corretta classificazione degli stakeholder o un’analisi di materialità. Questi si possono scrivere a tavolino; si perde meno tempo e si risparmia sul budget. Vuol dire, infine, addomesticare i dati senza stravolgerli per tutelare l’immagine dell’azienda.

 

Ovviamente è una generalizzazione per individuare e descrivere un fenomeno che, tuttavia, si sta diffondendo. Infatti, la corsia di sorpasso rispetto a queste aziende è popolata fortunatamente da imprese che per redigere i loro Bilanci di Sostenibilità partono dai valori della rendicontazione e producono documenti eccellenti. Invece, per le aziende che viaggiano in seconda e in terza corsia il Bilancio di Sostenibilità è classificato alle volte nella categoria delle “cose” inutili ma necessarie, altre volte, l’azienda che lo produce ritiene di essere completamente sostenibile.

 

Salvare il Bilancio di Sostenibilità

Le cattive notizie sono l’ancora di salvezza dei bilanci di sostenibilità. Comunicarle è un indice di credibilità. Comunicare bene le cattive notizie fa molto di più: migliora la reputazione dell’azienda e da’ valore a tutte le altre informazioni. Due ricerche, curiosamente entrambe pubblicate nel 2013, hanno confermato la “tesi”. Corporateregister.com, uno degli archivi on-line più ricchi di bilanci di sostenibilità (oggi dichiara di avere in archivio oltre 138.000 documenti) pubblicava i risultati di una ricerca alla quale avevano partecipato esperti, professionisti e manager della sostenibilità oltre ad alcuni investitori. I partecipanti affermavano che le “Bad news” erano l’elemento fondamentale per rendere credibile il bilancio. Seguivano, allora, la pubblicazione di informazioni puntuali e obiettivi specifici, l’adozione di linee guida riconosciute e la asseverazione esterna.

 

Sempre nel 2013, D. Reimsbach (Università di Düsseldorf) e R. Hahn (Università di Kassel) pubblicavano uno studio intitolato “Gli effetti degli eventi negativi nel reporting di sostenibilità sulle decisioni degli investitori” che dimostrava l’effetto virtuoso della pubblicazione di cattive notizie. Infatti, se un avvenimento negativo veniva denunciato, per esempio, da una ONG, gli investitori reagivano abbassando le stime. Se lo stesso avvenimento veniva comunicato dall’azienda nel proprio report di sostenibilità, l’impatto dell’avvenimento negativo sulle stime degli analisti e degli investitori era nullo.

 

E così la credibilità del Bilancio di Sostenibilità sta scemando così come quella delle imprese. Le linee guida GRI (Global Reporting Initiative), le più diffuse, affermano che il documento deve rispondere a una serie di principi. Tra questi principi, l’”inclusività degli stakeholder”, del quale nei bilanci si ritrovano solo tracce apparenti, e il principio dell’”equilibrio” tra cattive notizie e buone e del quale invece non c’è nessuna traccia.

 

I valori a cui fare riferimento nella redazione del Bilancio di Sostenibilità non sono stati individuati per diletto. Hanno un profondo e preciso significato perché mentre gli indicatori di prestazione sono producibili semplicemente (dipende naturalmente dalla capacità di reporting) e sono l’espressione del “cosa” fare, i valori spiegano il “come” devono essere realizzati e proposti agli stakeholder. La richiesta di cambiamento di paradigma dell’economia verso la sostenibilità riparte da qui.

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